Visita ad Avella tra archeologia e paesaggio e degustazioni
Testo e foto di Claudio Manari
Accompagnato dal maestro Ciro Cellurale, da sempre sensibile alle bellezze artistiche, archeologiche e più in generale legate alla diffusione della cultura mi sono recato ad Avella città campana in Irpinia, di antichissime origini che ha mostrato il suo splendore grazie soprattutto alla speciale accoglienza e disponibilità del personale dell’Ufficio SIAT del Comune di Avella che ci ha accompagnati alla scoperta dei monumenti del territorio.
La particolare accoglienza si è dimostrata nei fatti quando in previsione della visita, telefonando al numero citato sui siti relativi alle visite, ho avuto immediatamente una risposta che si è concretizzata dopo pochi minuti con la chiamata del responsabile accompagnatore che mi dava la sua immediata disponibilità a procedere.
Piazza Municipio Palazzo Baronale (Per gentile concessione dell’Ufficio turistico S.I.A.T. e APS. AVELLARTE del Comune di Avella)
Accolti dunque presso il Museo Archeologico, che è ospitato nel Palazzo Baronale che fu costruito dai Colonna abbiamo percorso le sale espositive con allestimenti moderni e assai suggestivi. Descrivere i reperti sarebbe riduttivo, in quanto sono rappresentate le epoche in ordine cronologico ed i reperti sono presentati in modo chiaro, ben descritto e comprensibile a qualsiasi pubblico. Sono esposti materiali itici, vasi, statuette, oggetti di vita comune e altri manufatti che rappresentano la vita locale nell’antichità con maggior rilievo a quella romana. Il Palazzo stesso è eccezionalmente bello e vale la pena essere visitato. Pubblicazioni su Avella e dintorni sono disponibili al piano terreno dove molti giovani esperti ed appassionati distribuiscono i materiali a disposizione. Il personale si occupa in prima persona di accompagnare nelle visite e fornisce spiegazioni esaurienti e ben presentate. La cosa ci ha colpiti molto in quanto purtroppo quasi ovunque ormai regna l’inedia e la disorganizzazione, per non parlare di disponibilità di materiali illustrati e pubblicazioni.
(Foto per gentile concessione dell’Ufficio turistico S.I.A.T. e APS. AVELLARTE del Comune di Avella)
In seguito alla visita museale che è preventiva alla comprensione dei siti visitati siamo stati condotti nelle altre due aree monumentali della città.
Il maggiore monumento di incomparabile bellezza è l'anfiteatro, la cui raffigurazione compare sul lato di una base di statua di calcare di età antonina oggi conservata nella piazza antistante il Palazzo Ducale nel centro storico di Avella. Il monumento fu edificato nel I sec. a.C. nel settore sud-orientale della città antica, in un'area precedentemente già occupata da strutture abitative del periodo sannitico.
La struttura imponente si presenta in opera reticolata in tufo ed è pressochè coevo di quello di Pompei, di cui ricalca all'incirca le dimensioni.
Fu costruito a ridosso delle mura di cinta della città e sostenuto, nel settore Sud-Occidentale, da sostruzioni destinate a reggere la media e summa cavea, quest'ultima non conservata.
Per avere una idea ancora più precisa dirò che il monumento fu appoggiato in parte all'angolo sud-orientale delle mura ed in parte al pendio naturale, e solo la parte meridionale poggia su grosse costruzioni a volta.
L’arena si trova sotto il livello circostante. Sono ben conservati i due vomitorii principali nell'asse maggiore dell'ellisse (itinera magna) con ambienti laterali, e il podio che divideva la curva dall'arena, e dei sedili in tufo dell'ima cavea interrotti in corrispondenza dell'asse minore da podii (tribunali); è rimasto abbastanza per permettere la ricostruzione. Un'immagine schematica dell'edificio è pervenuta sul fianco di una base onoraria di età imperiale. Nel tardo impero fu iniziata la costruzione di stalle nel podio, poi rimasta interrotta dagli eventi che precipitarono con la dissoluzione dell'impero romano d'Occidente.
Durante la visita a parere dello scrivente è stato di prezioso aiuto conoscere anche l’ambiente circostante che ci è stato descritto con competenza con particolare riferimento ai noccioleti che circondano la struttura e che si trovano in tutta la zona. La nocciola di Avelle è celebre per la sua bontà e viene esportata ovunque.
Vale la pena fare un piccolo inciso su questa eccellenza per proporne il consumo a chi non la conoscesse.
Che sia stato il frutto a dare il nome al comune millenario della bassa Irpinia o, viceversa, il territorio – abbondante sin dall’antichità in coltivazioni di Corylus Avellana – a favorire la scelta del nome scientifico, ciò che resta indiscutibile è il profondo legame che unisce Avella e la Nocciola.
La nocciola di Avella: si coltiva in due tipi: Mortarella e San Giovanni.
Un importante riconoscimento è quello attribuito al marchio De.C.O. Denominazione Comunale d’origine per la nocciola di Avella
La nocciola Mortarella, il cui nome deriva dal latino mortarium, “mortaio”, il recipiente utilizzato per triturare sostanze col pestello, è caratterizzata da un guscio marrone chiaro, leggermente striato, che racchiude un frutto medio-piccolo, ma di elevata qualità.
La nocciola San Giovanni o Sangiovannara, invece, presenta le medesime caratteristiche, ma una forma più allungata e schiacciata. Altre varietà come la Tonda Bianca, la Tonda Rossa, la Camponica e la Onn’ Aniello sono coltivate, ma non sono abbondanti.
Il passo dalla nocciola al dolce tipico della città è breve: La cassata avellana.
Dolce sublime fatto di pan di Spagna, pregiata ricotta di pecora e le “mitiche” nocciole avellane.
Continuando la visita veniamo condotti dall’altre parte della città ove l'area archeologica comprende un settore della necropoli monumentale che si sviluppò tra la tarda età ellenistica e la prima età imperiale lungo un asse viario extra-urbano che, uscendo dalla città antica di Abella, conduceva ad Ovest verso la pianura campana.
Il complesso aperto al pubblico comprende quattro mausolei funerari delimitati da recinti e costruiti in opera incerta o reticolata, con inserti di laterizio.
I mausolei sono inseribili nell'ambito di tipologie architettoniche ampiamente note in altri centri coevi della Campania antica.
Il maestro Ciro Cellurale ha voluto rappresentare in un acquerello, che vedete nella foto qui sopra, i 4 mausolei riuscendo a renderne viva la memoria in un’opera che verrà donata in una successiva visita al personale dell’Accoglienza che posso senz’altro definire nuovi amici.
La gentilezza di queste persone è stata senza pari e benchè volessi nominarli nel presente articolo, l’innata modestia ed il senso di appartenenza a tutto il personale che non abbiamo potuto conoscere ho ricevuto uno scvhivo rifiuto a dimostrazione del tatto che li contraddistingue.
A me basta sapere che, leggendo, chi ci ha accolto sappia quanto grati e quanto bene siamo stati in loro compagnia.
Un invito dunque a visitare Avelle e a non trascurarla nell’itinerario campano che il lettore si propone. Non esistono solo i siti celebri…
La cultura è capillarmente diffusa e merita di essere al centro dell’attenzione me di essere disvelata in tutte le sue emergenze artistiche