UNA COLLEZIONE ARCHEOLOGICA TORNA ALLO STATO
GRAZIE ALL’AZIONE CONGIUNTA DEI CARABINIERI TUTELA PATRIMONIO CULTURALE E DELLA SOPRINTENDENZA DI VENEZIA E LAGUNA
Presso lo storico ‘Salone Del Piovego’ di Palazzo Ducale, è stata presentata dal Soprintendente A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna, Fabrizio Magani, e dal Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, Magg. Emanuele Meleleo, un’importante collezione archeologica formata da 226 reperti. L’evento si è svolto alla presenza di funzionari del MiC, di rappresentanti d’istituti universitari, di ricerca e delle locali istituzioni, tra i quali il Consigliere delegato alla Città di Venezia, Prof. Stefano Zecchi.
La collezione, già ‘dichiarata di notevole interesse storico, artistico e archeologico’, è rappresentativa di varie classi ceramiche e manufatti bronzei riferibili a corredi funerari di necropoli dell’Etruria antica dal IX al V sec. a.C.; di materiali italici dal VI al III sec. a.C.; di materiali vitrei di età imperiale romana.
I beni sono stati verificati, e successivamente sequestrati, nel novembre 2022 dal Nucleo CC TPC di Venezia, nell’ambito di un’attività ispettiva della Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna con cui i Carabinieri TPC collaborano strutturalmente.
La normativa vigente, infatti, prevede sui beni archeologici provenienti certamente o presumibilmente dal territorio italiano una presunzione di appartenenza allo Stato. Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova che gli stessi gli siano stati assegnati dallo Stato in premio per ritrovamento fortuito; o che gli siano stati ceduti sempre dallo Stato a titolo d’indennizzo, per l’occupazione d’immobili; o che siano stati in proprio, o altrui possesso, in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909.
Gli accertamenti effettuati hanno permesso di verificare che la collezione si era formata a partire dagli anni 70’ del secolo scorso, con un primo nucleo di 39 reperti, per poi giungere a complessivi 239 elementi, di cui la stragrande maggioranza era priva di qualsiasi attestazione di provenienza. Dirimente è stata la completa collaborazione alle indagini da parte dell’ultimo detentore, una volta comprese lacune e criticità, relativamente alla provenienza dei beni e alla proprietà degli stessi. A termine delle attività, la Procura di Venezia ha decretato il dissequestro della collezione e la sua consegna alla Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna.
L’azione di polizia giudiziaria si è avvalsa necessariamente di esami tecnici sui beni, effettuati dai funzionari archeologi della Soprintendenza A.B.A.P. per il Comune di Venezia e Laguna, che hanno lavorato insieme ai CC TPC anche nella ricostruzione della storia della collezione.
Il recupero di reperti archeologici facenti parte del patrimonio culturale dello Stato rappresenta una delle direttrici investigative che il Nucleo CC TPC di Venezia persegue, attraverso verifiche costanti presso gli esercizi commerciali di settore, mediante l’attenta raccolta di segnalazioni da parte di studiosi e appassionati, grazie alla collaborazione degli uffici centrali e periferici del MiC. La restituzione al patrimonio pubblico di questi beni, testimonianze materiali aventi valore di civiltà, riporta alla fruizione collettiva oggetti che narrano la storia di territori e di comunità.