Toscana archeologica: Visita ad Ansedonia
- All’area archeologica dell’antica città di Cosa, ad Orbetello e a Roselle -
di Claudio MANARI
Accompagnato dal maestro Ciro Cellurale, da sempre sensibile alle bellezze archeologiche del nostro paese e allo scopo di divulgare il più possibile il patrimonio nascosto abbiamo visitato L’area archeologica di Cosa che si estende all’interno dell’antico perimetro murario della colonia latina, fondata nel 273 a.C. per tenere sotto controllo un territorio appena sottratto agli Etruschi.
Nelle mura, lunghe 1.500 m. e rinforzate da diciotto torri, si aprivano tre porte; quella di Nord/Ovest ancora oggi costituisce l’ingresso al sito, mentre quella di Nords/Est è la meglio conservata. All’interno della città, oltre alle abitazioni private, sono ben riconoscibili l’area del foro e quella dell’arce.
Sul foro, cui si accedeva da un arco a tre fornici di cui si conserva il basamento, si affacciavano gli edifici commerciali, la basilica ed il complesso della curia-comizio. L’acropoli o arce, invece, protetta da una sua propria cinta muraria, ospitava il principale luogo di culto della città, il Capitolium.
Il Museo Archeologico Nazionale di Cosa fu costruito al di sopra delle mura perimetrali di una abitazione privata di epoca romana e fu donato al popolo italiano nel 1981, dalla marchesa Sanfelice di Monforte, proprietaria del terreno e dall’American Academy in Rome, che dal 1947 ha eletto l’antica colonia latina di Cosa quale luogo privilegiato delle proprie attività di ricerca; l’edificio che ospita il museo fu costruito come casa degli scavi e magazzino fin dai primi anni di scavi, quand’era direttore il prof. Brown. All’interno oggi si possono ammirare le decorazioni fittili provenienti dai templi dell’arce, reperti ceramici, vetri e oggetti in metallo e in avorio relativi all‘instrumentum domesticum provenienti dalle abitazioni della città antica.
Siamo stati accolti da Lucia Filisdeo addetta all’accoglienza che siè dimostrata una vera esperta e conoscitrice di tutti i segreti dell’area archeologica. Lucia ci ha descritto uno per uno tutti gli oggetti ed i reperti esposti raccontandoci anche degli aneddoti e la storia del loro ritrovamento.
Giàalla biglietteria avevamo avuto il piacere di conoscere Maurizio Verani, responsabile dell’area tutti coordinati dalla Dottoressa Archeologa Valentina Leonini direttrice con la quale ho parlato al telefono e che mi ha raccontato della gestione del parco archeologico e del museo.
La creazione del parco e stata fortemente voluta per preservare questo importante e unico patrimonio e i risultati sono tangibili. Grazie a persone come la Dott.ssa ed il suo staff e ad un personale educato e preparato, la promozione dell’area è senz’altro facilitata.
La località poi è splendida e dalla sommità dell’acropoli il paesaggio ed il panorama che si può ammirare è meraviglioso.
Si possono riconoscere le isole dell’arcipelago toscano, Orbetello, la laguna, e tutto il litorale a Nord e Sud della collina.
La zona è inoltre ricchissima di numerosissime altre zone archeologiche, per lo più bellissime ville romane che si affacciavano nell’azzurro mare toscano.
Purtroppo tutte queste vile non sono accessibili, ne visitabili, in quanto insistono in terreni privati ed inoltre la loro conservazione e lo scavo che ne conseguirebbe sarebbe troppo annoso dal punto di vista economico.
Per quanto riguarda la collocazione dei materiali giova ricordare che alcuni pregevoli manufatti sono conservati nel Museo archeologico di Orbetello.
Pertanto purtroppo non le potremo mai ammirare ma esiste una ricchissima bibliografia in merito corredata da moltissime foto delle strutture e planimetrie delle parti scavate.
Ai piedi della collina si estendeva il porto romano della città di Cosa che aveva ricchissimi commerci con tutte le altre città La città era una delle più fiorenti colonie che esistevano e le testimonianze archeologiche lo dimostrano.
Dopo la bella visita alla città di Cosa ci rechiamo a Orbetello dove ci aspetta però una grossa delusione. Ci rechiamo infatti nella cittadina per visitare il Museo archeologico che tra l’altro conserva un intero frontone etrusco in terracotta ma la sorpresa è ben amara.
Infatti dopo avere raggiunto la fortezza medioevale che ospita il museo, notiamo sull’ingresso un cartello tra l’altro scritto a penna dove dicono che il museo non si sa quando aprirà.
Questo è il solito scandalo tutto italiano!
La visita prosegue a Roselle nelle immediate vicinanze di Grosseto dove si estende su una collina in posizione strategica questa antica città che era proprio di fronte a Vetulonia. Le due città controllavano strategicamente tutti i movimenti che si effettuavano nella pianura che era occupata da un grande lago .
L’accoglienza però non è delle migliori. Infatti una volta dichiarato che eravamo sul sito per un articolo per promuovere la zona e renderla ancora più visitata di quanto lo fosse, il personale all’ingresso ci tratta con sufficienza e chiede di fare vedere le tessere giornalistiche o l’autorizzazione a scrivere l’articolo. No comment.
Personale sgarbato, svogliato e assolutamente privo di ogni buona forma di educazione che anziché collaborare, preferisce trattare gli ospiti con sufficienza e non dimostra alcuna disponibilità nel fornire informazioni utili o seguire i visitatori.
La città è recentemente stata sistemata a parco archeologico e si ha la possibilità di fare tutto il giro delle meravigliose mura e poi visitare il foro le case di abitazione con splendidi mosaici pavimentali e non ultimo un complesso termale, alcuni edifici pubblici, e un piccolo anfiteatro dove tuttora vengono presentati nella stagione estiva degli spettacoli.
Il paesaggio è splendido, la natura rigogliosa, le rovine sono piene di fascino e offrono particolari archeologici degni di nota, ma si ha comunque l’impressione che tale ricchezza sia trascurata dagli stessi custodi che al riparo nei loro rifugi sembra tendano più a smarcare l’orario che a sorvegliare o a fornire informazioni utili per il percorso di visita.
Da segnalare inoltre, che quasi tutti i pannelli esplicativi sono talmente sbiaditi dal sole che appaiono illeggibili.
Fortunatamente, da esperto e da cultore dell’archeologia, munito di guida al seguito e planimetrie riesco a orientarmi nella visita e a comprendere le strutture visibili.
In conclusione il tour si è rilevato interessante e ha dato soddisfazione dal punto di vista dell’accrescimento culturale e della conoscenza di persone come quelle incontrate a Cosa, ma d’altro canto ha messo in evidenza anche che come in ogni attività, è l’uomo che fa la differenza.