Tipicità lancia una sfida al futuro
- Senza perdere di vista le tradizioni -
di Antonio Castello
- Chiude a Fermo la 25^ edizione del Salone dedicato all’eccellenza marchigiana -
Innovazione, promozione e funzionalità. E’ all’insegna di questi tre aggettivi che si è svolta la 25^ edizione di Tipicità, il Salone delle eccellenze della Regione Marche, che ha chiuso i battenti ieri sera dopo aver stabilito l’ennesimo primato di presenze sia per quanto concerne gli espositori che i visitatori. “E’ stata un’edizione tecnologica ma non abbiamo voluto perdere di vista la tradizione, le nostre tradizioni, ha dichiarato il patron della manifestazione, Angelo Serri. Non a caso, ha continuato, abbiamo voluto attribuire alla manifestazione di quest’anno lo slogan “Il futuro dalle nostre radici”. E non è un caso se dopo tanto tempo ci troviamo ancora oggi circondati da quanti hanno creduto in questa idea e nel messaggio che volevamo lanciare. Se abbiamo raggiunto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti è perché ci siamo adeguati alle innovazioni, abbiamo guardato avanti, a quello che succedeva fuori del nostro ambito, Abbiamo seguito gli sviluppi tecnologici e abbiamo guardato all’estero. Ma senza perdere di vista le nostre radici, la nostra identità, il nostro passato. Dopo le esperienze nei paesi del nord Europa, della Russia e finanche del mondo arabo, con le nostre incursioni a Dubai ed Abu Dabi, guardiamo ora al mondo cinese. Anche per questo, ospitiamo quest’anno una delegazione di quel grande mercato con il quale vogliamo relazionarci per intrattenere rapporti economici. Ci siamo rimodulati e con noi molte realtà locali: forse sta in questa semplice considerazione il segreto del successo di Tipicità. Siamo nati come fiera dell’enogastronomia, ma oggi quell’etichetta ci va stretta. Tipicità deve essere e diventare sempre più una vetrina delle eccellenze che la Regione esprime”.
Circa 90 gli appuntamenti programmati, tra i quali hanno spiccato l’iniziativa denominata “zona rossa” dedicata alla ripartenza del territorio dopo il recente sisma, nel corso della quale quattro donne chef si sono raccontate alla luce delle esperienze vissute. Molta attenzione ha riscosso anche il talk show sul rapporto lingua italiana e made in italy con la partecipazione straordinaria di Klaus Davì. Altro personaggio noto della televisione, Michele Mirabella, ha invece preso parte al convegno dell’INRCA sulle relazioni che intercorrono tra buon cibo, attività fisica e longevità. Grande partecipazione hanno poi registrato gli appuntamenti dell’Accademia con i cooking show dedicati alla cucina italiana nel mondo che ha visto la partecipazione didi personaggi di assoluto spesso quali gli chef Ciccio Sultano, Errico Recanati e Giacomo Gallina.
All’Opening, coordinato dalla giornalista della RAI, Adriana Pannitteri, hanno invece preso parte il direttore generale della Banca popolare di Ancona, Nunzio Tartaglia e il giornalista economico RAI Riccardo Venchiarutti, oltre ai Rettori di alcuni tra i più rinomati Atenei Marchigiani. Per Tartaglia, le attuali difficoltà economiche ed occupazionali del Paese risiedono nella riforma pensionistica che allungando i termini dell’attività lavorativa non ha consentito il naturale avvicendamento nelle fabbriche e nelle aziende. “Un Paese, ha detto, che da ben 11 trimestri registra indici di crescita, esigui ma pur sempre in aumento, non si può definire in crisi. Anche i posti di lavoro fanno registrare lievi segnali di crescita, che potrebbero essere ben altri se non fosse intervenuta la riforma”. Sul tema della competitività, invece, Tartaglia ha espresso una sua tesi che non è stata condivisa da tutti. “Solo chi non vuole vedere, non capisce che il piccolo è destinato a soccombere, ha dichiarato. Non c’è prodotto che tenga se non ci sono mercati dove venderlo. Il sistema marchigiano è formato prevalentemente da piccole e medie imprese che non trovano sbocco all’estero. Occorre fare rete oppure avere il coraggio di cedere l’azienda”. Un tema, quello della competitività, che è stato affrontato anche da Venchiarutti, stimolato dalla moderatrice facendo riferimento alle recenti uscite del presidente Trump che potrebbero danneggiare l’export di molte aziende marchigiane. “L’atteggiamento del presidente statunitense, ha detto, è fuori da ogni logica. Come si può pensare di vietare l’importazione di prodotti e merci provenienti da altri paesi. Se ciò accadesse, salterebbe tutta una impostazione di fondo che oggi sorregge la gran parte delle economie mondiali. Occorre piuttosto guardare al modello europeo, aperto a tutte le innovazioni e ad ogni contributo, da qualunque parte provenga. Trump forse non si rende conto che anche l’America sta cambiando, mettendo da parte la grande distribuzione e riscoprendo il negozio di prossimità che guarda con attenzione al prodotto di qualità, all’eccellenza, alla riscoperta del prodotto tipico che ci vede all’avanguardia nel mondo”.
Immaginare il futuro sembra essere anche il ruolo delle Università. Per Francesco Adornato, Rettore di Macerata, i principali interpreti delle nuove iniziative sono i giovani. Ma perché ciò accada, occorre immaginare nuovi corsi di laurea, più flessibili e diversificati, e soprattutto, colloquiare con gli altri Paesi.
A proposito della rimodulazione delle aziende, sollecitata da Tartaglia, è intervenuto il rettore dell’Università di Camerino, Flavio Corradini, secondo cui non si tratta di un problema di “dimensionamento” quanto di “modelli”. “Ci sono piccole aziende, ha detto, che hanno una grande vocazione alla ricerca e allo sviluppo e grande attenzione ai cambiamenti della società. Sono queste, quelle che continuano a crescere ed assumere personale. Mettersi insieme a prescindere, non porta da nessuna parte”. Una tesi, quella del cambiamento, condivisa anche da Sauro Longhi del Politecnico delle Marche secondo il quale occorre puntare su un ecosistema capace di intercettare il nuovo e i suoi ambasciatori. “E’ la valorizzazione delle conoscenze a dare le risposte. E questo è un compito dell’Università che si trova al centro del sistema. Il valore dell’istruzione rende liberi, indipendenti, capaci di dare le adeguate risposte”. E, portando ad esempio il contratto della mezzadria, ancora vigente nelle Marche, come in molte altre regioni italiane fino agli inizi degli anni ’50 e ’60, occorre puntare sulla solidarietà. “Per rinascere, ha concluso, occorre puntare sull’istruzione, sulla conoscenza, sulla capacità dei ragazzi di apprendere”. Riferendosi, poi al progetto Erasmus, accennato da Venchiarutti, Longhi ha riferito che il suo ideatore era un emigrante in Belgio e che soltanto uno come lui poteva capire quali valori poteva e può portare la diversità