SULL’APPIA ANTICA LE FARFALLE PIU’ BELLE
- ANCHE SU YOU TUBE GLI SPETTACOLARI FILMATI -
di Enrico Stella
Per i bambini romani, non avvezzi a vedere volare le farfalle sui nostri prati, lo spettacolo offerto in questi giorni nel Parco dell’Appia Antica ha il fascino di una fiaba. Con il patrocinio dello stesso Parco e dell’ 8° Municipio di Roma, è stato allestito, anche quest’anno, all’interno di una serra climatizzata, un giardino tropicale dove volano centinaia di farfalle, tra le più belle e più grandi del mondo. Il progetto educativo è dell’Associazione Culturale Imago: un team di esperti, con competenze multidisciplinari, che sostiene un’azione di conoscenza e sensibilizzazione nei confronti delle tematiche ambientali, organizzando eventi, mostre e incontri che hanno come filo conduttore le farfalle e altri artropodi.
L’iniziativa sta richiamando una moltitudine di romani, turisti, operatori televisivi e documentaristi che realizzano cortometraggi, con immagini inconsuete e spettacolari, pubblicati anche su You Tube.
Artefice scientifica della Casa delle Farfalle è la biologa Eleonora Alescio, esperta e grande appassionata di lepidotteri, siciliana di origine, ma romana di adozione, laureata all’Università di Tor Vergata. Eleonora ha cominciato ad allevare farfalle quando era studentessa ed ora racconta ai visitatori l’affascinante storia della metamorfosi di questi insetti. Anche noi possiamo assistere alla continua schiusa (“sfarfallamento”) dalle crisalidi, allineate e sospese ad appositi sostegni. Subito dopo l’insetto distende le ali, quasi a vista d’occhio, grazie all’afflusso di sangue (“emolinfa”) nelle venature alari; anche questo è uno degli spettacoli più suggestivi offerti al pubblico.
Le crisalidi provengono da allevamenti condotti nei paesi di origine, nelle “butterfly farms”, sorte per rifornire le numerose case delle farfalle esistenti nel mondo. In queste fattorie hanno trovato lavoro tante famiglie indigenti; anche le farfalle e il loro ambiente originario ne beneficiano: infatti le popolazioni rurali hanno interesse a proteggere o reimpiantare la foresta e a liberare una parte degli esemplari allevati.
Una domanda frequente che i visitatori rivolgono alla dottoressa Alescio riguarda la durata della vita delle farfalle. L’insetto alato, cioè l’adulto, può vivere da qualche giorno a pochi mesi; ma, se si considera tutto il periodo dello sviluppo del bruco, e della metamorfosi, compreso un eventuale letargo (“diapausa”), alcune specie raggiungono almeno la …rispettabile età di un anno intero. Rispondendo ad un altro immancabile quesito, la biologa spiega che queste delicate creature non devono essere prese per le ali, per non rischiare di spezzare le venature che ne costituiscono l’impalcatura e in cui fluisce l’emolinfa.
La maggior parte delle specie ospiti del giardino tropicale sono diurne; tra queste primeggia la splendida Morfo blu (Morpho peleides), originaria del Centro e Sud America: la pagina superiore alare è di un blu metallico iridescente, mentre quella inferiore, bruna, presenta una serie di cerchi concentrici (ocelli) variopinti. Osserviamo questi gioielli viventi mentre si nutrono su frutti molto maturi (banane e arance). L’attenzione del pubblico è particolarmente attratta dalla sudamericana Farfalla civetta (Caligo memnon), anch’essa ghiotta degli umori della frutta matura, quasi marcescente. Il suo nome è dovuto a un vistoso disegno perfettamente paragonabile all’occhio di una civetta; i biologi ritengono che questo rappresenti un deterrente per i predatori, abituali vittime di civette e gufi.
Numerose sono le specie di Papilionidi, parenti del nostro Macaone; molte sono riconoscibili dai prolungamenti delle ali inferiori, simili a codine. Bellissimi gli asiatici Papilio Agamennone dall’elegante colorazione nera e verde, e Papilio rumanzovia, la cui livrea potrebbe ispirare uno stilista per la creazione di un abito femminile da sfilata d’alta moda.
I Papilionidi si accoppiano facilmente, anche in cattività, e depongono le uova su piante di agrumi che, nella Casa delle Farfalle, vengono messe a loro disposizione; così è possibile osservarne le larve e assistere a tutto il ciclo vitale. Prima di trasformarsi in crisalide, il bruco si fissa a un ramoscello, o ad un altro sicuro sostegno, mediante una solidissima cintura di sicurezza, fatta di tanti sottili fili di seta, sovrapposti.
Un ospite di riguardo è il Monarca americano (Danaus plexippus), famoso per le sue migrazioni, oggetto di documentari realizzati da specialisti di cinematografia scientifica, di tutto il mondo. Questo instancabile volatore trascorre l’estate nel Nord America, ma in settembre le sue popolazioni occidentali migrano a sud, verso le Coste della California, dove, in un ambiente montano fresco e umido, rivestono di ali colorate rami e tronchi di pini e di eucalipti, che sembrano addobbati a festa. Invece gli individui provenienti dalle regioni orientali degli Stati Uniti svernano in Messico, sulle montagne al centro della catena transvulcanica; in un’area di un ettaro e mezzo, coperta di conifere, ne sono stati trovati fino a quattordici milioni! Quando volano tutti insieme, il loro battito alare produce un suono discreto che ricorda quello di una pioggia lieve.
Questi lepidotteri godono di una particolare protezione contro gli attacchi degli uccelli insettivori e di altri vertebrati: sono gli alcaloidi e i glicosidi cardiaci, ingeriti dai bruchi con le foglie delle asclepiadacee, a renderli velenosi e quindi immangiabili. Tali sostanze giocano un ruolo importante anche nell’incontro dei sessi: l’organismo del maschio le rielabora per ottenere un profumo (danaidone) che, liberato durante il corteggiamento, serve a sedurre la femmina. Così l’alchimia dell’insetto converte il veleno in un irresistibile afrodisiaco.
Nella Casa dell’Appia Antica troviamo una lontana parente del Monarca: la farfalla Carta di riso (Idea leuconoe), dall’abito bianco a disegni neri, originaria del Sud-est asiatico, e anch’essa tossica per i predatori. La sua splendente crisalide può essere scambiata per un prezioso oggetto d’oro; infatti il termine “crisalide” deriva dal greco khrysos, cioè “oro”.
Se abbiamo un po’ di fortuna, tra le falene (le specie crepuscolari e notturne), possiamo scorgere, immobile su una pianta, l’asiatico Atlante (Attacus atlas), uno dei lepidotteri più grandi del mondo (apertura alare fino a trenta centimetri!); non per nulla gli è stato attribuito il nome del famoso Titano della mitologia greca, che portava sulle spalle la volta celeste.
Come avviene in tante case delle farfalle, anche questa ospita altri artropodi: il più ammirato è l’Insetto Foglia (Phyllium) di origine asiatica, che ha davvero l’aspetto di una foglia verde; ne esistono anche gialli o rossastri, come le foglie d’autunno, con il disegno delle nervature più o meno marcato. Si alleva facilmente, soprattutto sul rovo. Simili a ramoscelli appaiono invece gli Insetti Stecco; alcune specie di modeste dimensioni sono presenti anche in Italia.
Un’altra attrazione entomologica è rappresentata dalla gigantesca Blatta fischiante del Madagascar (Gromphadorhina portentosa) la cui lunghezza può raggiungere gli otto centimetri. Il suo nome volgare è dovuto alla capacità di emettere soffi o sibili, espellendo aria dalle aperture respiratorie quando è irritata; nonostante le dimensioni, è assolutamente innocua, tanto è vero che viene tenuta in terrario, come animale da compagnia, ed è stata utilizzata in vari film americani e in trasmissioni televisive, dove è comparsa a migliaia di esemplari per impressionare il pubblico. Può vivere fino a quattro o cinque anni.
I visitatori si soffermano, incuriositi, anche davanti alla teca del Millepiedi gigante (Archispirostreptus gigas), 35 centimetri di lunghezza, originario dell’Africa centrale. Con i suoi sette - dieci anni di vita, tra gli artropodi è davvero un matusalemme; la sua dieta abituale è rappresentata dalle foglie morte e dal legno marcescente del sottobosco.
Concludiamo la nostra visita davanti alla sezione di un formicaio le cui ospiti, appartenenti al genere Messor, reperibile anche in Italia, sono abilissime nella mietitura delle graminacee.
All’esterno della Casa, Eleonora Alescio ha fatto anche allestire un giardino con le piante e i fiori più graditi alle farfalle nostrane: per queste è un irresistibile invito a pranzo ed esse arrivano in volo per attingere il prezioso nettare. La buddleja esercita con il suo aroma una fortissima attrazione sulle farfalle che verranno a visitare i numerosi fiorellini riuniti in infiorescenze a forma di pannocchia. Anche la lantana dai deliziosi mazzetti di diversi colori, offre generosamente le sue piccole coppe colme di nettare. Tra gli altri fiori preferiti: lavanda, valeriana rossa, lillà, lampone, biancospino, caprifoglio, origano, timo, che renderanno il giardino ricco di delicati profumi. Il sogno della dottoressa è di creare, anche nelle nostre affollate città, delle oasi in cui i lepidotteri possano nutrirsi e riprodursi; perciò, accanto ai fiori più adatti, devono prosperare le piante nutrici dei bruchi e, tra queste, il primato è detenuto dall’ortica, indispensabile per molte Vanesse. Le larve di Arginnidi dalle ali intarsiate d’argento e madreperla si sviluppano sulle viole; molte Pieridi (“cavolaie”) si evolvono sulle crucifere, mentre il variopinto macaone adora erbe aromatiche che si impiegano anche in cucina: i pasti preferiti li consuma su finocchio selvatico e ruta.
Eleonora ci ricorda che le farfalle, dopo le api, sono attivi impollinatori, cioè trasferiscono il polline da un fiore all’altro, favorendo la fecondazione incrociata e la produzione dei frutti. Esse sono inoltre importanti “indicatori biologici” della salubrità ambientale.
Info: Casa delle Farfalle – Via Appia Pignatelli 450, Roma - Tel. 380 785 1349.
Aperta fino al 10 giugno.
Nelle foto dall'alto (Casa delle Farfalle ed Enrico Stella): Farfalla Carta di riso (Idea leuconoe); Monarca americano (Danaus plexippus); Accoppiamento di Papilionidi; Papilio rumanzovia e crisalidi.