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Passeggiata con gli amici a Bacoli, gioiello dei Campi Flegrei

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di Claudio Manari

Come di consueto, ogni anno, col sopravvenire della bella stagione, lo scrivente, insieme al maestro Ciro Cellurale, pittore ormai noto internazionalmente, appassionato promotore delle bellezze artistiche italiane, allo scopo di divulgare il più possibile il patrimonio culturale dei paesi e borghi meno conosciuti della penisola, si reca in località che spesso sono trascurate dai turisti, in quanto non sempre inserite nei tour proposti dagli operatori di settore.16 4aBacoli

La meta di questa settimana  è la Piscina mirabilis gioiello  archeologico sito nel comune di  Bacoli, nell'area dei Campi Flegre a pochi passi da Pozzuoli, città natale della nostra meravigliosa Sophia Loren che descriverò in un prossimo articolo.

Lo scrivente dedica la giornata alla visita di tale magnificenza insieme agli amici Mariapia Rendine e Massimo La Barbera. Una visita in compagnia di amici che amano trascorrere i momenti di tempo libero alla scoperta dei Beni Culturali, piuttosto che dei Centri Commerciali. La battuta non è casuale in quanto tengo a sottolineare che purtroppo un sito del genere che dovrebbe essere un vanto per ogni italiano rimane una mèta alla quale si preferisce piuttosto un anonimo Centro di shopping…

La visita di Bacoli dunque comincia con la chiamata telefonica per farci aprire il sito dall’assuntore di custodia, Immacolata Lucci  che ha ereditato  tale attività dalla zia Giannina deceduta da qualche tempo, che a sua volta aveva assunto l’incarico dopo la scomparsa della madre “Filumena” che per decenni apriva le porte della Cisterna ai turisti di ogni parte del mondo. La Piscina Mirabile , che come detto, è la più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani,  aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla Classis Misenensis della Marina militare romana, poi divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, che trovava ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento

14aBacoliArchiLa cisterna venne interamente scavata nel tufo della collina prospiciente il porto, ad 8 metri sul livello del mare. A pianta rettangolare, è alta 15 metri, lunga 70 e larga 25, con una capacità di 12.000 metri cubi.  È sormontata da un soffitto con volte a botte, sorretto da 48 pilastri a sezione cruciforme, disposti su quattro file da 12. 

L'acqua veniva prelevata attraverso i pozzetti realizzati sulla terrazza che sovrasta le volte con macchine idrauliche, e da qui canalizzata verso il porto. La struttura muraria è realizzata in opus reticulatum e, così come i pilastri, è rivestita di materiale impermeabilizzante. Una serie di finestre lungo la sommità delle pareti laterali e gli stessi pozzetti superiori provvedevano all'illuminazione e all'aerazione dell'ambiente. Sul fondo, nella navata centrale, si trova una piscina limaria di 20 metri per 5, profonda 1,10 metri, che veniva utilizzata come vasca di decantazione e di scarico per la pulizia e lo svuotamento periodico della cisterna. 

La piscina mirabilis costituiva il serbatoio terminale di uno dei principali acquedotti romani, l'acquedotto augusteo, che portava l'acqua dalle sorgenti di Serino, a 100 chilometri di distanza, fino a Napoli e ai Campi Flegrei

Esternamente alla struttura, lungo uno sterrato sono addossati i resti di dodici antichi ambienti voltati, separati da contrafforti.

L’unico varco, chiuso da un cancello sull’angolo nordovest, lascia intravedere una piccola porta. Oltre la soglia, lasciatasi alle spalle la luce del giorno, una scala intagliata nella roccia vulcanica conduce ripidamente in un’altra dimensione spaziale e luministica. 

Una volta giunta sul posto la Signora Immacolata ci apre il sito ed allora veniamo colti da uno stupore ed una meraviglia che lascia letteralmente senza fiato. 

Infatti, allo sguardo di chi entra si presenta un vuoto, profondo come un edificio di tre piani, invaso da una selva di piloni, sui quali poggiano archi e volte. La luce piove dall’alto, prima debolmente poi quando la vista si abitua alla differente luminosità ritma lo spazio con cadenza rapsodica.16aBacolipiloni

Quarantotto piloni in tufo a pianta cruciforme dividono lo spazio scavato nel tufo in cinque navate longitudinali e tredici trasversali. Le due navate sui lati lunghi, più esterne, sono coperte da volte a botte longitudinali; sulle altre tre, interne, le volte a botte sono disposte in senso trasversale, con effetto stabilizzante dell’intera struttura.

Il piano della navata centrale trasversale è ribassato di circa un metro e mezzo in modo da formare una vasca limaria, per la decantazione e rimozione dei detriti dopo lo svuotamento.

L’azione del tempo in più punti ha scarificato le superfici murarie mettendone a vista la consistenza composita in più strati: lo scavo nel banco di tufo, i tufelli squadrati, la griglia dell’opus reticolatum, l’intonaco e il pavimento in signino.

Camminando tra i piloni, sotto gli archi e le volte traforate dalla luce si può perdere l’orientamento per qualche attimo e vagare in ogni direzione, sentendosi come trasportati in una dimensione onirica. Le membrature dalle dimensioni grandiose si ripetono ossessivamente, la luce è irreale, i suoni, i rumori, le voci che si riflettono sulle pareti e sulle volte, rivestite degli antichi intonaci impermeabili in cocciopesto, producono echi sordi, modificando continuamente la percezione dello spazio.

Nella Piscina Mirabilis l’acqua non c’è, lo spazio la evoca; e quella che era una cisterna è oggi come un tempio dell’acqua.

A Bacoli esistono altri tesori, tra i quali senz’altro giova citare Il complesso delle Cento Camerelleun edificio che appartenne al console romano Quinto Ortensio OrtaloL'edificio fu poi acquistato da Antonia minore, madre dell'imperatore Claudio. Sarebbe in seguito appartenuta a Nerone, ed infine a Vespasiano. Costruito in età repubblicana a Miseno, a picco sul mare del golfo di Napoli. Il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento e in quello stesso periodo venne riconosciuta col nome di "Prigioni di Nerone".

L'edificio che apprendo dalla mia guida archeologica consta di numerosi vani, distribuiti in altezza su tre-quattro piani interamente scavata nel tufo. Ha una pianta rettangolare. La struttura muraria è realizzata in opus reticulatum e, così come i pilastri, è rivestita di materiale impermeabilizzante. Strutturato in una serie di cisterne, è caratterizzato da due parti sovrapposte appartenenti ad epoche diverse. L'edificio superiore presenta un ampio serbatoio di età imperiale. Al livello inferiore è possibile individuare una rete di cunicoli per l'approvvigionamento idrico, databile all'età repubblicana

Affrontiamo dunque la salita al sito, percorrendo meravigliosi vicoli dai quali si gode di un incomparabile panorama e una volta giunti al cancello, la sorpresa: cancello chiuso, lucchetto arrugginito e nessun cartello.

Dal terrazzo della sua casa posizionata lì vicino, un anziano signore mi vede girare mi dice che la figlia era la custode ma che ora il sito è chiuso per pericolo di crolli. 

L’anziano signore mi consiglia  di andare a vedere la Tomba di Agrippina e di chiedere le chiavi del cancello al ristorante lì vicino. La visita era in effetti già programmata nell’itinerario di Bacoli che ci eravamo prefissati.  Purtroppo  anche tale sito, invaso dai rifiuti e visibile in parte dalla cancellata, non è più visitabile da tre anni.

Meraviglie uniche al mondo che tutti ci invidierebbero che continuano ad essere dimenticate dalle autorità preposte e finiranno in totale rovina ed irreparabilmente danneggiate. 

Non voglio dimenticare, per concludere questo scritto, di citare la sosta per poterci riprendere dal caldo in un delizioso ritrovo dal nome evocativo “ Aretachies” (Dietro la Chiesa) gestito da Dario Scamardella , al quale chiedo di perdonarmi se avessi scritto male il nome… che è un ragazzo volonteroso che a dispetto della difficile situazione che oggi esiste in Italia in materia di aperture di esercizi commerciali , ha accettato la sfida ed ha aperto il suo piccolo ma come detto, delizioso bistrot, nel pieno centro storico di Bacoli. 

Il colloquio con lui ed alcuni ragazzi ci svela una storia densa di aneddoti che ci fanno comprendere l’amore per la loro terra e la ricchezza delle antichità celate a bacoli o sommerse nel suo mare. 

Accoglienza genuina, cortesia e tanta semplicità, questi gli ingredienti della nostra sosta.  Un grazie di cuore a Dario per ciò che fa ed un augurio di tanta fortuna e prosperità.

Mi congedo dai lettori invitandoli a meditare su quanto scritto e a visitare questi luoghi in compagnia degli amici o dei parenti per trascorrere giornate indimenticabili, nonostante si debbano mettere in conto le delusioni dovute alla chiusure che ho citato.

Chissà, forse scrivendone continuamente qualcuno si accorgerà della indegna sorte che il nostro patrimonio culturale subisce e vi porrà rimedio.