MOTO: CONFINDUSTRIA ANCMA, ABBASSARE IL PEDAGGIO AUTOSTRADALE
- PER SALVARE PIU’ VITE DEI MOTOCICLISTI -
Incentivare l’utilizzo delle autostrade da parte dei motociclisti, attraverso una rimodulazione del pedaggio, contribuirebbe a ridurre la gravità degli incidenti che coinvolgono le due ruote
Da anni Confindustria ANCMA porta avanti la richiesta di riformare la logica dei pagamenti autostradali che porta due e quattro ruote sullo stesso piano una volta arrivati al casello. Non c’è dubbio che a fronte di una riduzione del costo dei pedaggi, si avrebbe un numero maggiore di centauri che sceglierebbero di utilizzare le autostrade come itinerario da intraprendere per viaggiare. Pagare sì ma il giusto, anche per tutelare la sicurezza dei motociclisti.
Secondo i più recenti dati forniti da ACI/ISTAT, un motociclista coinvolto in incidente ha quasi il doppio delle probabilità di sopravvivere se il sinistro avviene su un’autostrada piuttosto che su un’altra strada extra-urbana: ogni 100 motociclisti coinvolti in incidente, le vittime in autostrada sono 3,5, mentre su strade provinciali, regionali o statali il rapporto sale a 6,2, nonostante le velocità di crociera sulle autostrade sia mediamente superiore. Negli ultimi quattro anni sulle autostrade hanno perso la vita 577 centauri, mentre sulle altre extraurbane le vittime su due ruote sono state 1.260.
E’ sintomatico che i gestori autostradali, nonostante le ripetute richieste di dialogo da parte dell’industria motociclistica, non abbiano mai accettato di sedersi attorno ad un tavolo per un confronto.
L’equiparazione di moto e autoveicoli è una peculiarità tutta italiana. Solo sulla nostra rete autostradale, infatti, un motociclista paga quanto un automobilista a bordo di un Suv nonostante occupino uno spazio minore e, di conseguenza, hanno un’incidenza inferiore sull’usura del manto stradale rispetto agli altri veicoli.
Nel resto d’Europa le due ruote non hanno alcun pedaggio e, se previsto, è in misura ridotta.
In Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Norvegia, Olanda e Svezia, infatti, i pedaggi non esistono. In Austria, Francia, Grecia, Portogallo, Serbia, Slovenia e Repubblica Ceca, le moto devono versare tra il 30% ed il 50% in meno rispetto alle auto. In Danimarca, Norvegia, Svezia e Gran Bretagna, le autostrade sono gratuite ma i pedaggi che riguardano alcuni ponti, gallerie o tunnel prevedono una differenziazione tra le due classi di veicoli. Nei soli paesi che prevedono una tariffa unica, come Romania, Spagna, Svizzera e Ungheria, il costo è di gran lunga più basso di quello in vigore in Italia.
La tariffa unica, così impostata, non trova giustificazione neanche per i servizi offerti. Nonostante in Italia oltre sei milioni di persone scelgano la moto per spostarsi, il parco circolante più ampio d’Europa, su gran parte della rete autostradale mancano officine specificatamente attrezzate alle esigenze dei motoveicoli all’interno delle aree di servizio e aree di sosta dedicate.
“L’associazione si batte da tempo sul tema dei pedaggi autostradali – dichiara il Presidente di Confindustria ANCMA, Corrado Capelli - per portare il prezzo all’uso effettivo che le moto ne fanno. Non è giusto e logico che quattro e due ruote siano considerate allo stesso modo una volta giunti al casello. Non ci dimentichiamo, inoltre, che la maggior parte degli incidenti che coinvolgono un motociclista sono dovuti a responsabilità di terzi e, anche in questo, le autostrade rappresentano una tutela maggiore per chi usa una moto per viaggiare”.
Confindustria Ancma negli anni ha sposato iniziative mirate a ridurre i pedaggi per i motoveicoli, come la campagna “Metà ruote, metà pedaggio” del mensile Motociclismo, testata di riferimento degli appassionati di due ruote e le attività istituzionali svolte dalla Federazione Motociclistica Italiana.