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La Villa Augustea a Somma Vesuviana

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Visita eccezionale al Cantiere di scavo della Villa Augustea nei pressi di Somma Vesuviana

di Claudio Manari

In compagnia del Maestro internazionale Ciro Cellurale, artista che come ormai i lettori sanno è sensibile alla divulgazione delle bellezze artistiche italiane e testimonial di eccezione per la promozione delle stesse,ho avuto la possibilità di accedere al cantiere di scavo della cosiddetta Villa Augustea, sita nei pressi di Somma Vesuviana. 

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Il Maestro Ciro Cellurale

Situata in una zona alle pendici del Vesuvio interessata nei secoli da diverse eruzioni vulcaniche oltre a quella notissima del 79  che seppellì Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis, la villa rappresenta un unicum nel vasto panorama archeologico dei dintorni di Napoli. 

Prima di entrare nel vivo della visita, desidero ringraziare il signor Franco Mosca, presidente della Pro Loco si Somma Vesuviana, il quale ci ha raccontato la storia di questi 18 anni di scavi che a partire dal 2002 interessano questo sito. Con amore, passione, competenza e precisione ci ha illustrato nei minimi dettagli le vicende che riguardano il sito e gli sviluppi che presumibilmente potranno avere gli scavi stessi nei prossimi anni. 

La visita, va sottolineato, come molte di quelle che vengono effettuate ed autorizzate, è possibile soltanto grazie agli sforzi della Pro Loco di Somma Vesuviana, poiché lo scavo NON E’ aperto al pubblico, essendo area cantiere. Chiunque quindi volesse vederla deve rivolgersi alla Pro Loco e domandare quando può essere accessibile.Tengo a sottolineare questo aspetto, perché il visitatore potrebbe essere tratto in inganno da certa cartellonistica che farebbe supporre una apertura che invece non esiste al momento se non con le modalità sopra descritte. 

Un altro e fondamentale ringraziamento va alla signora Emilia Granato che non soltanto ha permesso il primo contatto per effettuare la visita, ma ci ha anche accompagnato e raccontato molti aspetti dello scavo. Persone così sono davvero rare e va detto che tutto ciò è dovuto ad un grande amore per la storia del proprio territorio senza fine di lucro o interessi personali come invece spesso avviene. 

Preme ora fare chiarezza su alcuni aspetti storici quali soprattutto la cosiddetta attribuzione della villa alla dimora dove trovò la morte l’Imperatore Ottaviano Augusto.    

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Tacito scrisse che Augusto spirò nel 14 d.C. in un luogo “apud urbem Nolam”, ovvero vicino alla città di Nola, all’epoca una delle civitas più importanti a sud di Roma.
Le fonti antiche, inoltre, raccontano che in questo territorio, intorno al I sec. d.C., esistevano molte ville di personaggi illustri, tra cui Virgilio e il padre di Augusto, attirati dal clima salubre, dalla tranquillità e dalla fertilità del suolo.  Per ora è solo un’ipotesi, che risale addirittura agli anni ’30, quando Matteo della Corte, direttore degli scavi di Pompei, avviò un cantiere in seguito al ritrovamento casuale di strutture murarie antiche. I lavori riportarono alla luce i pilastri di un edificio, interpretato come una villa, ed altri reperti interessanti, tra cui stucchi policromi, frammenti di statue e capitelli, seppelliti da strati di eruzioni vulcaniche. 

Qui inizia la storia della “Villa Augustea” di Somma Vesuviana.
Tutto però si fermò per mancanza di fondi e per l’avvento della guerra. E le mura furono nuovamente seppellite insieme al mistero.

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L'Autore di questo servizio Claudio Manari

Oggi è l’Università di Tokyo a condurre gli scavi, in collaborazione con l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, su progetto del Prof. Antonio De Simone, l’archeologo campano a cui si deve l’idea e l’avvio delle nuova ricerca.

La datazione delle strutture emerse, fra il II e il V sec. d.C., e quella delle ceneri vulcaniche, riconducibili alle eruzioni del 472 e del 512 d.C., sembrerebbero negare la suggestiva ipotesi sopracitata.

Dal 2002 l’Università di Tokio  ha scavato 2.500 metri quadrati sotto la direzione del Prof. Masanori Aoyagi e gli archeologi prevedono  di scavare una superficie almeno pari, poiché  finora è stata rilevata soltanto un’area monumentale di ingresso. 

Nulla, pertanto, può escludere l’esistenza di un nucleo più antico, con funzione residenziale, intorno al quale si sarebbe poi sviluppato l’edificio attuale. Tale nucleo antico, inoltre, giustificherebbe la presenza di alcuni elementi che rimandano ad un periodo antecedente l’eruzione del 79 d.C, quella che distrusse Pompei ed Ercolano, ovvero il tempo in cui morì Ottaviano.

Diversi stilemi decorativi, infatti, sono tipici del I sec. d.C., come accertato da un raffronto con gli altri scavi vesuviani.
Tra le strutture, inoltre, è stata ritrovata una cella vinaria con diversi dolia, ovvero grandi vasi per conservare il vino, databili a prima del 79 d.C. in base ai sigilli di chiusura, con nomi di famiglie ercolanesi.
Ad un periodo antecedente l’eruzione del 79 d.C., infine, appartengono le due pregevoli statue, originariamente policrome, rinvenute vicine a due nicchie: una Peplophoros (donna con veste greca) e un Dioniso con pantera, ora custodite nel Museo Archeologico di Nola dopo esser state restaurate.

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La statua di Dioniso, in particolare, ha suscitato curiosità e ammirazione entro e fuori la comunità scientifica, tanto da essere richiesta per diverse mostre sia in Italia che in ambito internazionale.
Di grande raffinatezza ed equilibrio delle forme, la statua raffigura un Dioniso adolescente coronato d’edera e un cucciolo di pantera in braccio, rappresentazione piuttosto rara, quasi unica, per la letteratura e l’iconografia tradizionale, nella quale Dioniso/Bacco è solitamente un uomo maturo, panciuto e barbuto.

Si può obiettare che tutti questi elementi, pur antecedenti al 79 d.C., sono semplicemente integrati nell’edificio, la cui fondazione è comunque posteriore posteriore alla morte di Augusto.

Ecco allora che l’ultima delle scoperte degli scavi riapre in modo definitivo la questione. 

Si tratta delle mura perimetrali di una grande cisterna per l’acqua, la cui larghezza è di circa 10 metri e la cui lunghezza non dovrebbe essere inferiore ai 30. Dai resti di pilastri sul pavimento, inoltre, si evince che la cisterna era ricoperta da enormi volte ad archi. Ebbene, le imponenti dimensioni suggeriscono che la cisterna doveva servire un’area molto ampia. Non solo! Sul fondo della pavimentazione della cisterna sono state intercettate strutture murarie preesistenti alla costruzione della cisterna stessa e quindi antecedenti l’eruzione del 79 d.C. Insomma, la cisterna confermerebbe l’ipotesi di un nucleo originario antico e, allo stesso tempo, apre l’affascinante scenario di un maestoso complesso residenziale, di cui l’edificio oggi emerso sarebbe quindi soltanto una parte.
In tutto il testo, ci avrete fatto caso, abbiamo volutamente parlato di “edificio” e non di “villa”. Perché, di fatto, ad oggi non è certo che sia una villa. 

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Potrebbe addirittura essere un tempio. E la villa ove morì Augusto potrebbe essere nella stessa area, magari a pochi metri.

In realtà, lo scenario è ancora più vasto e coinvolge l’intera area a nord del Somma-Vesuvio, sulla quale non si è mai soffermata a sufficienza l’attenzione di storici e archeologi, concentrati sui centri costieri e sull’eruzione del 79. 

Tracce dell’antica civiltà romana sono sparse nel centro storico di Somma Vesuviana. Da qui passava anche il grandioso acquedotto che partiva da Serino, in provincia di Avellino, e terminava nella Piscina Mirabilis, a Bacoli, per approvvigionare la flotta romana. Acquedotto che, forse non a caso, era stato voluto proprio da Ottaviano Augusto. Nella vicina Pollena, in località Masseria De Carolis, si sta scavando una grande villa romana, completa di terme, con il progetto Apolline Project, parallelo e complementare a quello della “Villa Augustea”. Tracce di altre ville di lusso sono rinvenute nella stessa Pollena come anche a Poggiomarino. 

Insomma, c’è un nuovo fronte ancora tutto da esplorare, questa volta seppellito non tanto dall’eruzione del 79 d.C. quanto piuttosto da quella del 472 d.C., nota come “eruzione di Pollena”. Un’eruzione forse anche più impressionante di quella raccontata da Plinio il Vecchio: le sue ceneri giunsero fino a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, dove ogni anno, il 6 novembre, ne celebrano ancora il pauroso ricordo.

Nell’ultima fase della sua vita, infatti, l’edificio fu trasformato in fattoria agricola. Considerando numero e capienza dei dolia, disposti su più piani per agevolare i travasi, è stato stimato che la villa potesse produrre ben 100.000 litri di vino all’anno, quantità molto ingente che sicuramente era destinata anche ad essere commercializzata. 

Nell’area è presente inoltre una vasca di fermentazione, da cui il vino confluiva ai dolia attraverso due canalette.

Le diverse decorazioni policrome del sito, del resto, rimandano tutte al culto di Dioniso (il dio del vino, Bacco per i romani), già testimoniato dalla statua, tanto che l’edificio è noto anche come “Villa Dionisiaca”

Come ci raccontano alcuni affreschi di Pompei ed altre ricerche archeologiche, le colline del Vesuvio erano ricoperte da vigneti ed il legame fra Bacco e il vulcano era molto forte a livello culturale.
Tra le decorazioni emerse, in particolare, spicca un bellissimo fregio affrescato che raffigura Nereidi e Tritoni, all’interno di un’abside. E a queste si aggiungono altri elementi preziosi: colonne di marmo nero africano, un pavimento a mosaico con delfini ed affreschi policromi con motivi geometrici e floreali.

La visita, quando autorizzata,  è seguita passo dopo passo dai volontari della Pro Loco di Somma Vesuviana che accompagnano i gruppi lungo la scala di accesso e alla passerella che permette di vedere da vicino le strutture.   

L’Università di Tokio, ogni estate rimane 4 mesi a Somma e effettua nuove indagini. Chissà cosa emergerà dalla terra ancora!

Mi congedo dai lettori con una info turistica che possa servire in caso otteniate il permesso di visitare il cantiere di scavo. Per chi utilizza la ferrovia Circumvesuviana , la fermata dove scendere si chiama Villa Augustea, ma sul treno troverete Mercato Vecchio. Una volta scesi a 400 metri circa in località  via Starza della Regina troverete il cancello. Occhio dunque a non sbagliare!