La disabilità non è contagiosa
...L’ignoranza sì ! Basta pregiudizi
Si è tenuto nei giorni scorsi a Roma, presso l’Opera Don Orione, l’interessante convegno “Le frontiere della disabilità nello sport, nel lavoro, nella società”. L’evento è stato promosso dall’Associazione Nazionale A.M.I., che si occupa della tutela dei diritti dei minori, della famiglia e, più in generale, delle “persone”. L’avvocato Gian Ettore Gassani, in qualità di Presidente dell’Associazione, ha introdotto, in modo sintetico ma con grande efficacia, gli argomenti al centro dell’incontro, presentando via via i vari intervenuti. Tra questi, gli avvocati Cristiana Arditi, Elisa Bruno, Clara Altieri, Federica Candelise, Davide Dura e Antonio Palumbo, oltre a psicologi, sociologi e psicoterapeuti. Si sono così succedute le diverse testimonianze dei partecipanti, che hanno affrontato le molte sfaccettature della disabilità, come recita il titolo del convegno. Particolarmente interessante è risultato il percorso storico della condizione di handicappato nella “considerazione” sociale. Negli ultimi trent’anni si è passati, attraverso varie iniziative anche legislative, dalla discriminazione più totale, al riconoscimento della dignità e delle pari opportunità, avendo come missione il recupero dell’autostima nei soggetti diversamente abili. Quindi, grazie alla sempre maggiore sensibilizzazione verso questo tipo di problematiche, oggi chi è portatore di handicap non è più trattato come una persona “malata”, ma considerato un individuo come tutti gli altri, da valorizzare nei suoi aspetti peculiari. La missione dello sport in questo senso è esemplare: basti pensare alla iniziativa delle ParaOlimpiadi, competizione tra disabili che segue quella dei Giochi Ufficiali, a distanza di due settimane. Sport in questo caso da intendere come strumento di crescita e possibilità di esaltare le ridotte funzionalità fisiche. Da queste premesse ci si è poi soffermati su tutta una serie di argomenti correlati: dai profili della legge antidiscriminazione, alle norme sul diritto all’occupazione, che prevedono l’inserimento degli autistici nel mondo del lavoro. Ma a parte le disquisizioni di carattere tecnico-organizzativo, sono stati gli argomenti più “pratici” ed “umani” a destare maggiore interesse. Al esempio le conseguenze psicologiche che possono devastare le famiglie colpite da quella che fino a qualche tempo fa era considerata una disgrazia, mentre oggi si tende a considerarla una “opportunità”. Oppure lo scottante argomento del diritto alla sessualità, come quello, altrettanto reale, dello stress che può colpire gli operatori cui sono affidati gli individui affetti da queste patologie. Infine, attualissimo, il tema del bullismo, che riempie tristemente le cronache dei nostri giorni.