IL BRUCO CHE INVENTÒ LA CINTURA DI SICUREZZA
SU YOU TUBE LA VITA AVVENTUROSA DI UNA SPLENDIDA FARFALLA
di Enrico Stella
Quest’anno il mio tradizionale video augurale è dedicato al Macaone (Papilio machaon), la bellissima farfalla che vola ovunque in Italia, sia in pianura, nelle località marittime, sia in montagna. Si tratta, in realtà, di un vero e proprio documentario, della durata di 83 minuti, che svela, su You Tube, ogni segreto della movimentata vita del lepidottero.
Molti nomi di farfalle sono ispirati a personaggi mitologici: così mi piace ricordare che Macaone era figlio di Esculapio (o Asclepio), dio della Medicina, celebrato da Omero. Anch’egli era medico e, durante la guerra di Troia, guarì Menelao ferito da una freccia. Il latino Papilio significa “farfalla”.
Macaone è uno dei lepidotteri più noti nel nostro paese, anche per l’inconfondibile, appariscente livrea, ed è uno dei più grandi, dato che l’apertura alare supera i sette centimetri. Le ali sono di colore giallo, più o meno vivo, con macchie e venature nere; le posteriori, ornate in basso da una fascia turchina e da una macchia rossa, presentano un’elegante smerlatura lungo il bordo esterno che si prolunga in una codina. Quest’ultimo particolare è all’origine del nome francese “Grand porte queue” (Grande porta coda) e di quelli inglese (Swallowtail) e tedesco (Schwalbenschwanz) che significano entrambi “Coda di rondine”. Non esiste alcuna differenza cromatica tra i due sessi che si distinguono comunque agevolmente: nel maschio l’addome è più sottile, con le valve dell’armatura genitale; la femmina è generalmente più grande. Molte sono, invece, le variazioni individuali, in base alle quali sono stati coniati nomi diversi; nel caso estremo della forma nigra, molto rara, ambedue le superfici alari sono nere, ad eccezione delle macchie turchine delle ali posteriori.
In Italia è stata accertata la presenza di almeno due o tre generazioni annue, di cui la prima comincia a schiudere alle soglie della primavera, favorita dai precoci tepori marzolini. Nelle regioni centro-meridionali, più calde, è possibile che se ne aggiunga una quarta in ottobre.
Questa specie ama i prati fioriti, i terreni incolti, ma vola egualmente nelle radure dei boschi, negli orti e nei giardini, anche in città; è raro, però, trovarla abbondante in una determinata zona. Può volare perfino in alto mare, mentre in montagna è abbastanza comune fino all’altitudine di 1800 metri; individui isolati possono superare quota 2500.
Il mio video illustra i vari stadi del ciclo biologico della farfalla. L’uovo ha forma sferoidale, a superficie liscia; inizialmente è di colore giallo tenue, mentre dopo qualche giorno presenta un cerchio e una macchia rossastra verso il polo superiore; diventa quasi nero nell’imminenza della schiusa. Viene deposto su numerose Apiacee (più note come Ombrellifere) selvatiche o coltivate: finocchio, carota, pastinaca, ferula, angelica, cumino, aneto, critmo …e Rutacee. Io l’ho trovato più spesso sul finocchietto selvatico e sulla ruta coltivata, anche in vaso. L’incubazione dura, in media, da sei a dieci giorni, a seconda della temperatura ambiente. Il bruco neonato è di un bel nero vellutato, ad eccezione di una macchia irregolare, biancastra, paragonabile a una sella, situata sul terzo e quarto segmento addominale. Tutto il corpo presenta una serie di tubercolini sormontati da alcuni peli. L’insetto compie quattro mute e gradualmente compaiono i colori rosso arancio, giallo e verde, più o meno pallido. All’ultimo stadio il bruco è glabro e la livrea definitiva è verde o azzurrognola; ogni segmento presenta una fascetta trasversale nera con sei macchioline arancioni. Anche allo stato larvale esistono notevoli variazioni cromatiche individuali.
In natura i bruchi del Macaone si nutrono, per lo più, di notte. Durante il giorno quelli di ultimo stadio se ne rimangono immobili lungo il fusto della pianta nutrice. Molti anni fa, quando ci si poteva recare, da soli, in luoghi isolati, senza il timore di essere accoltellati e derubati, andavo a cercarli, nottetempo, con una torcia tascabile, e li sorprendevo mentre si nutrivano sul finocchio selvatico. Nel tardo autunno, quando le piante più vecchie sono quasi prive di foglie, li trovavo sulle ombrelle dei fiori apicali.
Il bruco del Macaone è per me un amico d’infanzia: lo allevai, la prima volta, quando non avevo ancora compiuto sei anni, con la guida del nonno, e da questa affascinante esperienza è dipesa gran parte della mia attività professionale. Fu il nonno a farmi assistere a una spettacolare sequenza che ora ho potuto riprendere, in ogni dettaglio, con la videocamera. Quando la larva raggiunge la maturità, cessa di nutrirsi e va in cerca di un posto sicuro in cui trasformarsi in crisalide e completare la metamorfosi. Molte specie risolvono il problema nel modo più semplice e sbrigativo: si rifugiano sottoterra; altre, invece, confezionano un bozzolo di seta pura, o frammista a materiale disponibile sul posto; molte di quelle che devono trascorrere allo stato di crisalide un periodo relativamente breve, si sospendono a testa in giù, agganciando i minutissimi uncini delle false zampe posteriori a un bottoncino di seta tessuto su un solido supporto (ramo, pietra ecc.). Anche il bruco di Papilio tesse lo stesso bottoncino e vi aggancia gli uncini, ma non può rimanere penzoloni, anche perché le crisalidi di ultima generazione sono costrette a svernare, esposte alle intemperie. Così, milioni di anni prima dell’uomo, l’insetto ha inventato la cintura di sicurezza! Nelle cellule nervose del suo minuscolo cervello è impresso il segreto, tramandato da una generazione all’altra, del sensazionale “brevetto”, condiviso con poche altre famiglie di lepidotteri. Confesso che mi commuovo sempre quando assisto a questa operazione ideata dal “Genio della Natura”.
Il nostro bruco, con il capo rovesciato sul dorso e le sei zampette sollevate, emette il primo sottilissimo filo di seta, quasi invisibile, e, descrivendo un semicerchio, lo attacca al rametto (o ad altro supporto), prima da un lato, poi dall’altro, all’altezza del secondo/terzo segmento addominale. Il capo dell’insetto continua a muoversi in senso circolare da destra a sinistra e viceversa, e, per ogni semicirconferenza descritta, un nuovo filo si salda al precedente, in modo da irrobustire il cordoncino, rendendone ben visibile il bianco splendido della seta. Il bruco ripete l’operazione almeno una trentina di volte; poi, con un abile movimento, fa scivolare capo e torace sotto la cintura e si trova prigioniero del proprio filo. Non gli resta che collaudarne la resistenza, sollevando e stirando il corpo. Nel video ho privilegiato lo straordinario spettacolo, anche a forte ingrandimento, in modo da rendere comprensibile a chiunque la sua dinamica. In questa posizione sicura l’insetto abbandona la spoglia larvale, trasformandosi in crisalide e più tardi, in farfalla. Quello della schiusa dell’adulto alato è il momento più emozionante e l’ho filmato più volte per offrire ripetutamente allo spettatore la sequenza che gli antichi osservatori interpretavano come una resurrezione.
Il documentario si conclude con una sfilata di splendide farfalle ambientate su fiori di campo e lantane: le immagini sono accompagnate dai tre movimenti del sublime Concerto n.2 di Sergej Rachmaninov.
Papilio machaon si trova in tutta l’Europa, lungo le coste del Nord Africa, nell’Asia temperata, nella regione himalayana e in Giappone. Nel Nord America è rappresentato dalle sottospecie hudsonianus e aliaska.
YOU TUBE - Enrico Stella: AUGURI 2025 – MACHAON – Dall’uovo alla farfalla https://youtu.be/Wu5wHiInRnY
Foto (© Enrico Stella)
Didascalie delle foto dall'alto in basso:
1. Macaone sui fiori di un’ombrellifera
2. Dettaglio delle ali posteriori
3. Pagina alare esterna della farfalla in riposo
4. Un mosaico di scaglie colorate
5. Bruco di Macaone su finocchio selvatico
6. Il bruco ha appena tessuto la cinturina
7. Crisalide sostenuta dalla cintura di sicurezza
8. I fiori di lantana seducono le farfalle
9. Le antenne delle farfalle captano gli odori
10. Ciclo biologico del Macaone in una stampa ottocentesca