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Danzica raccontata da Roberto M. Polce

ArticoloPolonia24

Se ne è parlato a Roma nel corso di un incontro tenutosi presso l'Istituto di Cultura Polacco alla presenza dell'Editore Morelli e di Malgorzata Furdal

di Antonio Castello

Qui avevo già abitato ed è una città che ho sempre amato follemente, fin dal mio primo viaggio nell’83, due anni dopo il colpo di stato di Jaruzelski. Ero a Varsavia, al mio primo corso estivo di polacco, e alla fine del corso, prima di rientrare, mi sono fatto dare un permesso speciale e sono venuto qui. Volevo assolutamente vedere questa città leggendaria, di cui si parlava tanto in quegli anni (Solidarność, i film di Wajda…), e appena arrivato qui è scoccato un vero e proprio colpo di fulmine. Ci sono tornato ogni anno, anche più volte l’anno, finché nel ‘93, mi ci sono trasferito per oltre cinque anni. A volte penso ad un concorso di circostanze troppo perfetto per essere casuale”. Esordisce così Roberto Polce, giornalista e fotografo, di origine laziale (è nato a Valmontone), nel corso dell'incontro tenuto presso l'Istituto di Cultura Polacca a Roma per presentare il Paese, la Polonia, la città, Danzica, l'editore delle guide, Mauro Morellini. Il tutto alla presenza di Malgorzata Furdal, direttrice dell’Ente Nazionale Polacco per il Turismo a Roma.ArticoloPolonia15

Polonia. La mia destinazione, il mio destino. Era questo il titolo dell'evento nel corso del quale è emerso un po' di tutto: l'amore di un professionista italiano per un paese estero tanto da andarci a vivere, la convinzione di un editore per una destinazione, tanto da diventare il primo in Italia per pubblicazioni sulla Polonia, l'interesse, che travalica però quello istituzionale cui è delegata, a promuovere una destinazione che indubbiamente è una delle più belle in Europa che ancora pochi conoscono, almeno per il suo grande valore.

Per questa sua grande passione, Roberto M. Polce nel 2012, è stato insignito della medaglia di Benemerito della Repubblica Polacca “per la sua attività volta a rafforzare l’immagine della Polonia in campo internazionale”.

Dopo aver lavorato per anni per il Touring Club Italiano, redigendo, traducendo, scrivendo (e fotografando) guide turistiche (Roma, Vienna, Firenze, Venezia, Polonia, Fiandre, Castelli Romani), nel 2007 aveva fondato “Vie dell’Est”, una rivista fotografica online, che invitava al viaggio nei paesi dell’Europa Centro-Orientale di cui era condirettore e photoeditor. Nel 2011, il grande passo: trasferirsi definitivamente a Danzica dove oggi svolge, pur continuando a scrivere guide, la professione di Guida Turistica della città. “Qui, dice, mi trovo completamente a mio agio, come se ci fossi nato e vissuto per tutta la vita. La mia destinazione, ma anche il mio destino. Pensate che la città di Danzica ha come segno araldico il leone che è anche il mio segno zodiacale: un caso? Non so. Giudicatelo voi. E poi la vocazione alla libertà. Danzica è sempre stata la Città Libera per eccellenza, non solo fra le due guerre. Già Napoleone, dopo averla liberata dai prussiani, l’aveva dichiarata città libera. Molti dei turisti che accompagno, mi chiedono cosa abbia di speciale Danzica.  Oltre alle splendide architetture dal gotico al rinascimento, dal manierismo al barocco, colpisce per la sua mescolanza di vivacità commerciale e culturale, per la sua invidiabile posizione geografica tra litorale e regione dei laghi, tra spiagge e boschi e ondulati terreni morenici punteggiati di specchi d’acqua. Ma soprattutto perché è un luogo, in cui in genere sono sempre convissuti elementi diversi, un luogo dove si sente la storia, dove la si tocca con mano e dove tutto sembra dimostrarlo. Danzica, pur essendo stata per lunghi periodi sotto l'egemonia di paesi diversi, è stata sempre fedele alla Polonia, pur nella sua fiera autonoma. Non è un caso che questa vocazione alla libertà abbia sempre fatto sì che Danzica appoggiasse chiunque ne facesse la sua bandiera, da Napoleone a Solidarność. Gli Schopenhauer nel 1793, quando il futuro filosofo Artur aveva 5 anni, abbandonarono la città, non potendo accettare la sua annessione alla Prussia. Era finita “nelle grinfie del vampiro prussiano”, disse Joanna Schopenhauer, madre del filosofo. Gli Schopenhauer, che parlavano tedesco, si sentivano in tutto e per tutto gedanesi, ossia cittadini di Danzica, la città che forse più di ogni altra in Europa incarna la storia del secolo XX”.

Quando comincia a parlare non si fermerebbe più. Il suo trasporto è totale e il suo racconto diventa quasi enfatico. E' Malgorzata Furdal ad intervenire quasi togliendogli la parola: lo conosce troppo bene e i tempi tecnici dell'incontro sono andati abbondantemente oltre i limiti del consentito.