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Archeologia di pregio, Eremi e Natura

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A Cottanello in Sabina, terra di Storia e di tradizioni

di Claudio Manari

15ciroacottanelloCome di consueto, ogni anno, col sopravvenire della bella stagione, lo scrivente, insieme al maestro Ciro Cellurale (nella foto a sinistra), pittore ormai noto internazionalmente, appassionato promotore delle bellezze artistiche italiane, allo scopo di divulgare il più possibile il patrimonio culturale dei paesi e borghi meno conosciuti della penisola, si reca in località che spesso sono trascurate dai turisti, in quanto non sempre inserite nei tour proposti dagli operatori di settore.

La meta che vi descrivo oggi è Cottanello in Sabina, provincia di Rieti, terra martoriata dal terremoto, ma che sa risorgere e offrire ai visitatori, accoglienza, cortesia, luoghi magici e arte a natura incommensurabili. 

La meta della visita è la Villa Romana di Collesecco, una splendida residenza di età repubblicana, che nei secoli ha subito varie trasformazioni e che presenta ambienti completamente decorati da tappeti musivi unici e come vedremo di grande suggestione e fascino.

Accompagnati dalla  Dottoressa Monica Volpi, archeologo, e Assessore al Turismo di Cottanello, visitiamo la villa. 

Le fonti consultate ci riferiscono che si tratta di  una delle numerose villae rusticae risalenti all'età romana, dislocate nel territorio della Sabina. Situata in  località Collesecco, una zona agricola a circa 1 km. dal centro storico di Cottanello15cottanellofessura

Venne edificata negli ultimi decenni del I secolo d.C. su di una preesistente struttura di età repubblicana.

La zona, una località collinare coltivata a ulivi e pascolo, fu gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale: nel giugno 1944 i tedeschi in ritirata fecero saltare un enorme deposito di proiettili predisposto a scopi difensivi; la devastazione fece emergere diversi frammenti di reperti archeologici che, appena qualche anno più tardi, vennero indagati e analizzati con discrezione e passione da alcuni volontari. 

Gli scavi iniziarono nell'agosto del 1969 poterono iniziare ufficialmente gli scavi che si protrassero fino al 1973. Portarono alla luce un'area rettangolare di circa m. 37 x 45 composta da una trentina di vani, fra i quali erano riconoscibili un atrio ed un peristilio. Nello stesso periodo, alle pendici del Monte del Parro, venne individuato un grosso acquedotto interrato che dalla sorgente, in località Cola Fonte, portava l'acqua alla villa.

Nel 1973 (e in seguito nel 1988) i pavimenti furono sezionati in pannelli, staccati, e poi riposizionati, integrati con cemento e malta; tale intervento compromise successivamente il riconoscimento di tracce utili alla comprensione della storia precedente l'edificazione; inoltre purtroppo sigillò l'antico sistema idrico e fognante. 

Successivamente un sistema di tettoie metalliche venne approntato per proteggere le murature e i mosaici dagli agenti atmosferici

15cottanellomosaicoNon avendo seguito criteri stratigrafici, gli scavi non produssero documentazione di facile lettura, sia per ciò che riguardava le varie fasi costruttive, sia in riferimento alle funzioni degli ambienti.

Nel  2010-212 dall'Università La Sapienza di Roma e nel 2013-2014 dall'Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico del CNR, hanno consentito di indagare stratigrafie ancora intatte, analizzare le strutture murarie, studiare i mosaici e i materiali rinvenuti; al di sotto della pavimentazione di uno degli ambienti di tipo termale sono stati rinvenuti accumuli di materiali di risulta compatibili con un impianto di ipocausto distrutto. Le evidenze riscontrate sono tuttora oggetto di studio.

Non si conosce ancora la reale estensione della villa in quanto l'area è stata solo parzialmente indagata; attualmente (gennaio 2016), sono emersi circa 1660 metri quadrati; dalle ultime indagini effettuate si ritiene sia più o meno la metà della totale estensione; resta da espletare lo scavo della parte abitativa e di parte del criptoportico. 

Non esistono riferimenti scritti in merito alla villa poiché tutta la documentazione storica di Cottanello andò persa nell'incendio del 1799, appiccato dalle truppe francesi di Napoleone per punire il paese rimasto fedele alla chiesa. 

Grazie agli scavi più recenti è stato possibile ricostruire una sequenza di fasi edilizie, almeno tre: una prima fase, poco documentata, va dalla fine del II al I secolo a.C.; gli aspetti decorativi di alcuni ambienti come il pavimento in cocciopesto e l'intonaco dipinto, fanno pensare ad un edificio con funzioni non soltanto rustiche.14cottanellocolonne

una seconda fase compresa tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del II d.C.. A questo periodo probabilmente risalgono consistenti ampliamenti e cambiamenti strutturali, come la costruzione del peristilio e di altri ambienti di rappresentanza e termali ed infine una terza fase priva di interventi edilizi significativi, ma con frequentazione fino in età tardoantica.

La villa appartenne alla famiglia romana degli Aurelii Cottae, come provato da un reperto epigrafico inedito proveniente dagli scavi del 1972, il frammento di un dolio con inciso il bollo "M. Cottae"

Probabilmente la villa è stato il primo nucleo insediativo dal quale il paese di Cottanello ha tratto origine, mantenendo anche nel toponimo il riferimento all'illustre famiglia, la gens Aurelia, ampiamente ricordata nella storiografia antica. Si suppone sia appartenuta a Massimo Messalino Cottaconsole nel 20 d.C., amico di Tiberio e autore di scritti di agronomia .  

La planimetria, molto articolata, evidenzia una duplice destinazione d'uso: un'azienda agricola a conduzione schiavistica attrezzata per la produzione di prodotti alimentari, e una residenza di campagna di tipo padronale, abbellita da decorazioni scultoree, terrecotte architettoniche e pavimenti musivi, ottimamente conservati, realizzati a mosaico geometrico con calcare locale e con il marmo rosso di Cottanello. Una delle soglie presenta inserti figurati con motivi vegetali, un'altra raffigura una coppia di gallinacci. Le pareti sono rivestite di intonaco dipinto; sono evidenti alcuni resti della decorazione fittile. Il lavoro di scavo ha inoltre restituito 184 frammenti di terrecotte architettoniche tipo antefissetegole di gronda decorate, lastre di sima, di coronamento e di rivestimento e gocciolatoi. 

16cottanelloarcoorizzLa villa rientra nello schema classico della Domus ad atrio. Sono stati identificati i seguenti ambienti: l'atrio  grande sala con il pavimento a mosaico a crocette bianche su fondo nero; è un'architettura di tipo tuscanico; l'acqua piovana si raccoglieva nell'impluvium quadrangolare con fondo piatto in opus spicatum, e da qui veniva distribuita agli ambienti termali attigui mediante tubature e fognali, Il tablino, sala di passaggio fra l'atrio e il peristilio.

A seguire si notano alcuni cubicoli adiacenti al tablino con pavimento a mosaico, Il peristilio, o cortile interno aperto circondato da un portico a colonne,Il triclinio estivo, o sala da pranzo, con pavimento in mosaico bianco e nero; aveva aperture oggi in parte murate

Tre ambienti sul lato meridionale del peristilio, sale e cucina, un tempo comunicanti con l'atrio

La parte termale consta di frigidario, o sala con vasca per il bagno freddo,  calidario, o stanza riscaldata, a forma rettangolare, con abside nel lato minore, e tepidario, sala vicino al calidario riservata al bagno tiepido o al bagno di vapore

Il prefurnio è la stanza in posizione centrale dove si trova l'apparecchiatura di riscaldamento dell'acqua

Il criptoportico monumentale, indagato solo per circa 36 m., è situato sotto il piano di calpestio e sembra attraversare gran parte della villa; è coperto da una volta a botte; mantiene tuttora un tasso di umidità e una temperatura costanti; probabilmente era usato come magazzino.

Attualmente non è visitabile per ragioni di sicurezza, ma presto sarà fruibile ai visitatori. 

Altri ambienti ad uso termale o di servizio sono meno riconoscibili a causa di numerosi rifacimenti subiti dalle murature, costruite in pietra calcare locale o rossa tipica di Cottanello.14cottanellovicolo 

Con l’aiuto di Monica Volpi, la lettura del sito è stata assai facilitata e i visitatori hanno avuto modo di apprendere e comprendere in modo molto dettagliato tutto ciò che appare ai loro occhi. 

Al termine della visita Monica ci accompagna ad un altro sito eccezionale, l’Eremo di San Cataldo.

Le sue origini si fanno risalire al X secolo, periodo in cui i frati benedettini usavano questo luogo come rifugio o come luogo di contemplazione.

Dedicato a San Cataldo, Vescovo di Rochau, l’eremo conserva all’interno vari ex-voto dedicati proprio al santo, dei  magnifici affreschi in stile bizantino della Sabina, risalenti al X secolo, raffiguranti il Redentore alle prese con la benedizione degli apostoli e di sei sante, nell’affresco si nota anche la figura di San Francesco d’Assisi ben rappresentato anche dal TAU, simbolo greco che lo identificava. 

Notevoli sono anche delle rappresentazioni barocche raffiguranti “Adamo ed Eva nel paradiso terrestre”, che ornano la volta ed il cinquecentesco affresco della Vergine con Gesù Bambino situato nella stessa parete. Suggestiva anche la scalinata costruita verso la fine dell’ottocento sui resti della vecchia strada conosciuta come il Cammino di Francesco, percorsa dal Santo di Assisi per raggiungere i paesini limitrofi.

11ciroringhieraL’edificio si presenta incastonato in un alveo naturale del monte a circa 10 m. d'altezza a strapiombo sulla strada provinciale SP 45, che a sua volta affaccia su un ripido pendio il cui terreno sprofonda fino al torrente Aia.

Il fronte su strada è semplice, privo di apparati decorativi, solo alcune piccole feritoie.

Una ripida scala in pietra, realizzata nel 1888, facilita l'accesso alla piccola porta d'ingresso, sormontata da una lunetta e preceduta da tre gradini; da qui la vista si perde verso l'antico castello di Cottanello e va oltre, verso il monte Soratte e le pianure romane e viterbesi. 

Una visita eccezionale, che è poi continuata con la visita del Borgo di Cottanello , la cava di marmo e i prati che si perdono in una natura incontaminata con paesaggi meravigliosi. Un invito dunque a visitare questo paese e le sue ricchezze.

Un ringraziamento particolare a Monica Volpi e all’artista  Ciro Cellurale che ancora una volta ha voluto essere testimonial di tali bellezze.