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AIUTIAMO I ROSPI AD ATTRAVERSARE LA STRADA

 - CENTINAIA di VOLONTARI PROTEGGONO le MIGRAZIONI di QUESTI ANFIBI -
1. Rospo comune Bufo bufo si appresta a migrare

Rospo comune (Bufo bufo) si appresta a migrare

di Enrico Stella

La primavera è alle porte e stagni e laghetti, alimentati dalle piogge, stanno per essere raggiunti da miriadi di rospi che abbandonano i quartieri d’inverno per riprodursi nell’acqua. Maschi e femmine in amore obbediscono a un irresistibile richiamo ancestrale che li guida verso i luoghi in cui sono nati. Chi viaggia in automobile su strade vicine ad ambienti umidi deve conoscere questo fenomeno naturale che si manifesta abitualmente tra la fine di febbraio e metà aprile, nelle ore serali e notturne.

25Una coppia di rospi ha raggiunto lo stagno

Una coppia di rospi ha raggiunto lo stagno

Purtroppo per questi preziosi anfibi, che costituiscono un insostituibile anello del nostro ecosistema, il traffico automobilistico rappresenta una minaccia mortale e il numero delle vittime è altissimo! Ma c’è una notizia confortante: ormai, quasi ovunque, una task force di volontari è pronta a intervenire con azioni di salvataggio, e spesso sono le varie associazioni naturalistiche, compreso il WWF, e le autorità comunali a promuovere questi interventi e a fornire l’occorrente. In molti casi vengono predisposte barriere che impediscono ai rospi di seguire un percorso pericoloso, inducendoli a servirsi di “rospodotti”, cioè di tunnel di attraversamento che scorrono al di sotto delle strade. Uno dei tanti esempi lo troviamo a Levico Terme (Trento) in una vecchia strada che costeggia il lago di Levico; tali strutture si vanno moltiplicando ovunque, in Italia e all’estero. Un modello da imitare è “The Toad Tunnel” costruito a Davis, in California, sotto il cavalcavia della Polo Line Road, che evita ai rospi di rimanere schiacciati sull’autostrada.

3. Segnaletica salvarospi Foto Archivio Anfibi Verbano

Segnaletica salvarospi (Foto Archivio Anfibi Verbano)

Molti volontari, come quelli dell’organizzazione no profit “Tutela Anfibi Basso Verbano”, si organizzano con tute catarifrangenti, guanti e adatti recipienti, e trascorrono la notte a raccogliere i rospi in marcia per trasportarli, indenni, fino all’altro lato della strada, o ai vicini siti di riproduzione. Viene anche utilizzata una segnaletica con l’immagine di un rospo per invitare gli automobilisti a rallentare. Il gruppo “SOS Anfibi Padova – Colli Euganei” ha iniziato anche a creare una rete di stagni a monte delle strade, in modo da evitare agli anfibi il bisogno di attraversarle.

Consiglio vivamente a chi viaggia durante il periodo delle migrazioni di collaborare, moderando la velocità e, se necessario, arrestando con prudenza il veicolo.

 4. Enrico Stella ha allevato e liberato centinaia di rospi

Enrico Stella ha allevato e liberato centinaia di rospi

Assieme ai rospi migrano altri anfibi da proteggere: rane, tritoni, salamandre; questi animali sono in pericolo anche per la scomparsa dei loro habitat, per l’inquinamento delle acque e per la contaminazione da pesticidi. Si tratta del gruppo faunistico più minacciato a livello mondiale e circa un terzo delle specie è a rischio di estinzione.

Vediamo ora cosa avviene quando i rospi (genere Bufo) conquistano finalmente l’elemento liquido. Molti maschi giungono in anticipo, da soli, e attendono le compagne sollecitandone l’arrivo con un insistente richiamo sonoro. In ogni caso l’accoppiamento deve concludersi nell’acqua. Questo atto nei rospi non comporta l’intima unione degli organi sessuali, e la fecondazione si compie all’esterno. Il maschio sale sul dorso della compagna e la abbraccia saldamente con gli arti anteriori: le sue dita, che in questo periodo presentano dei cuscinetti callosi, premono contro le ascelle della partner, aderendovi con forza. Visitando uno stagno nella stagione degli amori, potremo osservare decine, o centinaia di femmine corpulente, che possono raggiungere i 15-20 cm di lunghezza, cavalcate da un maschio più piccolo di loro. Poiché il numero degli individui di sesso maschile è sempre esuberante, le zuffe per la conquista di una sposa sono all’ordine del giorno. Quelli che non trovano una partner disponibile tentano di disarcionare i rivali che reagiscono con vigorose pedate. I meno sfortunati riescono ad aggrapparsi alle panciute compagne già impegnate, riuscendo a stringerne soltanto una zampa; si formano così grovigli di corpi, con femmine letteralmente ricoperte da sei-sette pretendenti, a loro volta afferrati da altri maschi.

5. Deposizione e fecondazione delle uova

Deposizione e fecondazione delle uova

Seguiamo ora una singola coppia. La durata dell’amplesso dipende sia dal grado di maturazione degli ovuli nell’organismo femminile, sia dalla temperatura dell’acqua. Di solito occorrono 5-7 giorni, ma nelle regioni più fredde l’abbraccio nuziale può prolungarsi per un paio di settimane ed oltre. Finalmente i rotondi fianchi della femmina presentano, a intervalli irregolari, contrazioni ondulatorie che durano, ciascuna, circa 15 secondi. Trascorre qualche ora prima che dalla cloaca comincino a fluire due manicotti di sostanza gelatinosa, trasparente (“ganga”) nella quale sono inglobate le uova, simili a perline nere, disposte in più file. Il ventre della “partoriente” continua a contrarsi ancora per una quindicina di ore, mentre i due cordoni mucillaginosi vengono lentamente espulsi nell’acqua, fino a superare la rispettabile lunghezza di due o tre metri; a mano a mano che fuoriescono, il maschio emette il liquido seminale che, penetrando nella ganga, feconda le singole uova il cui numero raggiunge in media le seimila unità.

6. Cordoni di uova ancorati alle alghe

Cordoni di uova ancorati alle alghe

Appena schiusa, la larva è un esserino rudimentale, cieco, lungo pochi millimetri, ma in capo a qualche giorno il neonato diventa attivo: la coda si allunga, si aprono gli occhi e la cavità orale, mentre si rendono visibili le branchie, necessarie per utilizzare l‘ossigeno disciolto nell’acqua. A questo animaletto, che assomiglia a un pesciolino, tutto nero, è stato imposto il nome di “girino”, capace di nutrirsi di alghe e minuscoli residui vegetali o di origine animale. E in quanto ad appetito non scherza davvero, tanto che in una dozzina di settimane compie la metamorfosi, mettendo le quattro zampe: ora il rospetto, lungo appena un centimetro, deve emergere dall’acqua perché, essendosi sviluppati i polmoni, le branchie non funzionano più e la respirazione è divenuta aerea.
7. Le varie fasi della metamorfosi

Le varie fasi della metamorfosi

Delle migliaia di girini che hanno avuto origine da un’unica ovatura pochissimi raggiungono questo stadio e soltanto qualcuno riuscirà a diventare adulto. Spesso la causa dell’ecatombe è da ricercarsi nel prosciugamento primaverile delle pozze temporanee; inoltre gli stagni sono popolati da insetti carnivori: aggressive larve di libellule, cimici acquatiche armate di stiletti micidiali, giganteschi coleotteri, come il ditisco dalle taglienti mandibole, fanno stragi di giovani anfibi. I rospi sono dunque parte di una complessa catena alimentare e, a loro volta, dopo la metamorfosi, assumono il ruolo di predatori. Fin da piccoli, non appena abbandonano il liquido elemento, se ne vanno a caccia di minuscoli insetti che catturano lanciando la lingua vischiosa. Tra le prime vittime delle loro scorribande figurano afidi, zanzare, moscerini, formiche… Poi, a mano a mano che crescono, anche la mole delle prede aumenta: bruchi, grilli, cavallette, coleotteri terricoli, mosche, lumache, vermi e altri invertebrati di convenienti dimensioni spariscono rapidamente nelle loro fauci.

8. Un Rospo cornuto sudamericanoCeratophrys

Un Rospo cornuto sudamericano (Ceratophrys)

Insaziabile e quasi presago del futuro digiuno invernale, il rospo, durante tutta la bella stagione, va a caccia di notte e distrugge, a nostra insaputa, un numero enorme di insetti nocivi. Una coppia di questi utilissimi anfibi ha liberato il mio piccolo giardino di città dal flagello delle limacce e degli oziorrinchi. Conoscete l’oziorrinco? E’ la disperazione del giardiniere! Nero come le tenebre che gli sono complici, questo coleottero dalla corazza dura e granulosa, rode ogni gemma e crivella di fori semicircolari le foglie di moltissime piante, che sembrano tagliuzzate con le forbici da un invisibile e dispettoso burlone. Ebbene, il nostro amico Bufo sorprende nottetempo il responsabile, proprio mentre emerge da una cella scavata nel terreno, e lo giustizia con un sol colpo di lingua.

FotoEnrico Stella. Si ringrazia l’organizzazione Tutela Anfibi Basso Verbano per la foto con la segnaletica salvarospi.